Nell’anno dedicato a Giulio Romano, visita guidata alla mostra
“IL CINQUECENTO A POLIRONE. Da Correggio a Giulio Romano” è una mostra che nasce nel seno delle celebrazioni dedicate a Giulio Romano aperte da un altro grande evento espositivo, ovvero dal focus sui disegni del Pippi e della sua scuola realizzato dal Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova insieme al Musée du Louvre. In un contesto così ricco, degno di essere segnato albo lapillo non era ovviamente possibile ignorare il rinnovamento del complesso polironiano voluto nel corso del XVI secolo per opera del genio del manierismo, realizzato dalla sua bottega e completato da un florilegio di artisti nel corso del secolo. Né poteva esser passato sotto silenzio un altro momento di straordinaria importanza: la presenza al Polirone del giovane Correggio, attivo (guarda caso sempre per volontà di quella figura illuminata che fu Gregorio Cortese) quasi un trentennio prima della stipula del contratto tra il monastero e Giulio Romano. Proprio nel fluire del sedicesimo secolo, da Correggio, a Giulio Romano e oltre (Begarelli, Veronese...) si concretizza il complemento del titolo di questa esposizione. La mostra si articola in tre sedi: il Refettorio, la Basilica e la Sagrestia, passando dai disegni di Giulio Romano ai dipinti di Correggio e Bonsignori, esplorando la scuola giuliesca ma anche l’arte veneta presente a Polirone, non dimenticando le sculture di Begarelli, le preziose miniature e i raffinati apparati liturgici del Cinquecento. Rimarrà memorabile il rientro, dopo oltre due secoli, del monumentale Cenacolo di Girolamo Bonsignori. Questo viene ricollocato nella nicchia all’interno del grande affresco architettonico in testata al Refettorio Grande per la prima volta dalla sua sparizione avvenuta nel contesto della dominazione napoleonica. È noto, infatti, il suo lungo peregrinare tra Sassuolo e Parigi, prima del più recente approdo a Badia Polesine (dove rischiò, ormai molti anni fa, di essere distrutto in un incendio). Dopo molte generazioni siamo i primi a poter godere del rapporto dialettico tra la tela e la sua enorme cornice dipinta, in un continuum ideale dal Cinquecento, quando l’affresco non era ancora stato scialbato e il dipinto era ancora presente.
GLI SPAZI DELLA MOSTRA:
Refettorio Grande
Il monumentale Refettorio Grande accoglie buona parte dell’esposizione. L’allestimento valorizza la prospettiva verso l’affresco di fondo e il Cenacolo di Girolamo Bonsignori. L’ingresso, ad est, immette idealmente verso uno spazio verde dove si accampa la statua di San Simeone, “patrono” del luogo e segno d’accoglienza.
- Giulio Romano e la sua attività per il complesso di San Benedetto Po
In mostra sono il Ritratto di Giulio Romano attribuito a Federico Zuccari, disegno ispirato al Ritratto del Pippi di Tiziano oggi esposto a Palazzo Te; il Contratto del 1541 concesso dall’Archivio di Stato di Mantova e alcune pale d’altare di Fermo Ghisoni, allievo di Giulio, provenienti dalla basilica e dalla chiesa ex benedettina di Ognissanti in Mantova. - Il Cenacolo e l’attività del giovane Antonio Allegri detto il Correggio
È esposto il contratto del 1514 stipulato con il Correggio, fondamentale per determinare l’attività del pittore a San Benedetto Po. Accanto a questo la riproposizione dell’anta d’organo di Correggio, a diretto confronto con l’affresco di fondo nel quale è inserita la tela con il Cenacolo di Girolamo Bonsignori. Si propone quindi un confronto iconografico e ideale con L’Ultima cena di Lorenzo Costa il giovane in quanto la tela giunta dalla parrocchiale di Boccadiganda proviene a tutti gli effetti dal refettorio polironiano, quasi il desiderio dei monaci fosse quello di arredare lo spazio dedicato alla refezione con una serie di dipinti celebranti le mense del Nuovo Testamento. - Da Correggio a Giulio Romano
Il complemento di titolo della mostra si compie proprio osservando la parete di fondo e le opere qui messe in relazione. Sul lato destro sono, infatti, collocati due disegni di Giulio Romano, uno dei quali raffiguranti l’ottagono con David e Betsabea al bagno che si può vedere, affrescato, nella Loggia di Davide di Palazzo Te. L’intera asta settentrionale del refettorio approfondisce, invece, il respiro post giuliesco durante il Cinquecento e le altre arti. Anzitutto alcuni dipinti di scuola veneta: una Madonna col Bambino di Paolo Farinati, un interessantissimo Cristo lux mundi attribuito a Paris Bordone, e la copia settecentesca di una delle tre pale d’altare di Paolo Veronese purtroppo asportate in età napoleonica. Si tratta della pregevole ripresa per mano di Giuseppe Turchi della Consacrazione di San Nicola vescovo di Mira del Caliari, oggi conservata alla National Gallery di Londra. La Madonna col Bambino dello scultore Antonio Begarelli che è accolta nell’allestimento è una semplice anticipazione dell’insieme straordinario che il visitatore può apprezzare in basilica, partendo dalla facciata, muovendosi lungo le navate laterali e giungendo infine nel tornacoro e nel coro stesso. Fondamentale per il Polirone è stata anche l’attività dello scriptorium. Ecco dunque giunti dall’Archivio Storico Diocesano quattro codici con le miniature di Girolamo Dai Libri e le ricche iniziali decorate e dorate. Chiude la visita nel refettorio l’incisione con l’albero benedettino del Ronco. La facciata giuliesca della basilica è stata riproposta in 3D: si tratta di un elemento didattico importante per permettere la lettura del fronte edilizio secondo le scelte di Giulio Romano, e che il visitatore potrà vedere direttamente, ovviamente con le manomissioni settecentesche, recandosi in basilica.
Basilica polironiana
In basilica si può ammirare l’affascinante corpus di statue di Antonio Begarelli. Un insieme di decine e decine di opere di qualità vertiginosa, alcune delle quali fortunatamente liberate da scialbature e sovrapposizioni improprie da parte di Giuseppe Billoni dello studio di restauro “Billoni e Negri” di Mantova. Qui l’esposizione prosegue in un trionfo di linee architettoniche, preesistenze, idee giuliesche, dipinti e pale d’altare, decorazioni delle navate e delle cappelle. E ancora l’antichissima chiesa di Santa Maria e il sepolcro (da secoli vuoto) di Matilde di Canossa.
Sagrestia
In questo solenne ambiente una sezione “liturgica”, grazie allo studio attento di Stefano Savoia, cui si deve anche l’allestimento, e di Francesca Miserocchi. Lo spazio ha visto, infatti, la ricostruzione dell’altare maggiore, con il posizionamento di una riproduzione dell’antica pala (realizzata, secondo tradizione, da Fermo Ghisoni e Girolamo Mazzola Bedoli e oggi conservata al Louvre), dei candelieri e delle carteglorie. Elementi, questi ultimi, che si sono rivelati di altissima qualità e cinquecenteschi, tanto da ritenerli parte dell’arredo pertinente al rinnovamento della basilica nel cuore del XVI secolo. Di fronte sono esposti, a rotazione (per preservarli) alcuni paramenti che, nel corso della ricognizione realizzata in vista della mostra, si sono rivelati di straordinaria e rara fattura, databili al XV e al XVI secolo.
PROGRAMMA DELLA VISITA:
Ritrovo dei signori partecipanti (ogni persona arriverà a San Benedetto Po con mezzi propri) all’ingresso della basilica polironiana alle ore 14:45. Incontro con la guida specializzata ed inizio delle visite guidate. Durata del percorso circa 2 ore.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
LA QUOTA COMPRENDE:
- biglietto di ingresso alla mostra;
- visita guidata della mostra e del resto del complesso polironiano, con guida specializzata (tempo totale di visita guidata, 2 ore).
NOTA BENE: ricordiamo che per poter partecipare alle manifestazioni del Cad Bam è necessario essere iscritti alla nostra associazione come Soci ordinari e/o Soci aggregati e/o Soci annuali. I Soci “Annuali” dovranno versare la quota di partecipazione tramite bonifico bancario sul conto corrente del “Circolo Aziendale Dipendenti Banca Agricola Mantovana” IBAN IT18I0103011503000010000226, causale “Visita guidata alla mostra ‘Il Cinquecento a Polirone’” solo nel caso non fossero correntisti di Banca Monte Paschi Siena.
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